Oggi vorrei affrontare assieme a voi il problema della messa a letto. Che poi “problema” è un parolone, dipende. Per molti magari non lo è. Per me e mia moglie che abbiamo deciso di non farli dormire MAI nel nostro letto fin da piccoli, si.
Ora chissà perché affrontare il sonno dei bambini mette a dura prova il sonno dei genitori? Sembra che le due cose vivano in simbiosi. Se non dormono loro, non dormiamo noi. Ma se loro dormono, noi dormiamo poco. Insomma non se ne esce. Almeno nei primi anni.
Quello che vi sto per scrivere continuo a ribadire non è la soluzione al tema del post, ma la nostra pura e semplice esperienza diretta.
Oggi Lucio e Lorenzo hanno quasi tre anni e dormono nel loro lettino da due anni e sei mesi. Nello specifico dormono “felicemente” nel loro lettino da due anni. Che cosa voglio dire con questo? Che io e mia moglie abbiamo investito circa 6 mesi per farli abituare alla loro stanza, al loro letto ed ai loro orari (quest’ultima affermazione vorrebbe un post tutto suo!).
Nei primi mesi le loro navicelle (quelle del passeggino) erano anche i loro lettini. Per comodità abbiamo tenuto le navicelle attaccate alla struttura del passeggino parcheggiato in camera nostra. Una sorta di culla portatile. Casa nostra non è una reggia, ma ci siamo abituati alla presenza di questo Titanic su 4 ruote con due navicelle attaccate che spostavamo dalla camera al salone.
Nei primi mesi l’evoluzione del sonno e della veglia tende sempre più ad un ritmo circadiani. I neonati crescendo smettono di svegliarsi la notte per mangiare, aumentando le ore di sonno continuato. Questo va tutto a favore anche del babbo e della mamma che riescono a passare da frammenti di sonno a 5 ore filate. Dopo 6 mesi passati insonni, 5 ore consecutive sembrano un lusso. Poi qui parliamo di due gemelli, quindi io e mia moglie con la fortuna che abbiamo avuto Lucio e Lorenzo si svegliavano alternandosi. Tradotto, ogni ora e mezza uno dei due piangeva per mangiare. Un incubo. Sembrava di vivere in un tempio shaolin per imparare la sacra arte del kung fu e di essere svegliati durante il sonno per mettere alla prova le proprie capacità fisiche. Ecco paradossalmente io e mia moglie eravamo due allievi e Lucio e Lorenzo i due maestri.
Ma per fortuna come vi ho accennato il passare del tempo smussa le situazioni insostenibili ed i ritmi circadiani prendevano piede..
Che dormano o no i nostri bimbi a 6 mesi non entravano più nelle navicelle (e pensare che quando uscirono dalla TIN li portammo tutti e due nella stessa navicella insieme).
Ai ai ai.
Andiamo a dormire. Eh, e chi dorme più ormai?
Tra maschi, quando si viene a sapere che un amico diventerà padre, non si contano le gag goliardiche che ci si fa: è finita la pacchia, hai voluto la bicicletta? e chi te vede più?
Ed il diretto interessato? Distrutto, disilluso, depresso.
-Ve prego, ve prego, non mi ci fate pensare che non ci dormo la notte.-
È qui che vi voglio: -Dai retta a me, amico mio, dormi invece, dormi ora, fai un carico, perché poi dopo, dopo si che non si dorme più!-.
Almeno nei primi mesi. Poco ma sicuro.
Poi questo discorso vale con uno, perché con due, lasciate perdere.
-Hai voluto la bicicletta?-
-Si diamine, la bicicletta, non un tandem!-.
Se con uno non si dorme più, non voglio spaventarvi, ma, vi lascio immaginare da soli.
Con due gemelli praticamente i primi mesi stai sempre sveglio.
Se considerate che vanno allattati ogni 2-3 ore e che per allattarne uno ci vuole anche 1 ora, metteteci pure che si addormentano mentre li allatti. Insomma tra l’allattamento al seno e quello al biberon, stavamo sempre ad allattarli. E parlo della notte. Perché durante il giorno bene o male ce la cavavamo. Parlo al plurale si, anche se faceva tutto mia moglie.
Ora perché vi dico ciò?
Perché un momento importante è quando i bimbi lasciano la navicella per dormire nel lettino.
I nostri due pupilli hanno dormito fino a 5 mesi nella navicella del passeggino.
Si, niente culla intermedia. E perché fino a 5 mesi? Perché non c’entravano più. Quindi ci siamo visti io e mia moglie il dover affrontare il cambio da navicella a lettino.
Il secondo grande cambiamento però è stato quello di spostarli dalla nostra camera alla loro attuale cameretta.
Questa è una vera e propria prova.
I bambini lo capiscono subito che quella non è la solita stanza in cui si va a nanna. Riconoscono che il lettino non è la navicella e che in quell’ambiente non ci sono il babbo e la mamma..
Quanto sembrano piccoli in quel lettino.
La prima cosa a cui bisogna far fronte è il numero di volte che vi toccherà alzarvi dal vostro letto per andare nella loro camera perché piangono, o respirano male, o fanno rumore.
Anche per noi inizialmente non era facile dormire senza sentirli. Eppure ci siamo riusciti.
Ma ci vuole tempo e pazienza.
Non è facile per me affrontare questo tema, quella della messa a letto, perché le teorie sulle pratiche usate, abitudini forzate etc… sono migliaia e quasi tutte scientificamente provate. Libri su libri di metodi e tecniche da utilizzare. Quante ne ho lette, ma ahimè, sono sempre riferite ad UN SOLO bambino alla volta. Uno.
-E che ce famo noi? Noi n’avemo due!- dico a mia moglie mentre poso l’ennesimo libro sul comodino, speranzoso di trovare una risposta alle nostre notti insonni.
-Lo so Antonio, ma devi leggere tra le righe. Devi capire come modellare, plasmare, personalizzare quello che leggi sulla nostra situazione!-
Echiglielafà?
Ora continuo a pensare che nella “sfortuna” di avere due gemelli (dico sfortuna perché non molto paragonabile alla letteratura sulla psicologia infantile presente in commercio) molte soluzioni o varianti che vengono proposte anche da amici, non si possono fisicamente fare.
Quindi nel nostro caso o dormivano nella loro cameretta, o noi dormivamo nella loro cameretta.
Aivoglia a dire -Ma così piccoli? Non potevate mettere i lettini nella vostra stessa camera?-
-No signò!-
-Ma neanche se vi stringevate un pò?-
-No signò!-
La gente ci guarda allibita mista contrariata.
Ma noi fisicamente non abbiamo lo spazio per mettere due lettini nella nostra camera.
Quindi dovendoli mettere in dei lettini perché nella navicella non c’entravano più, abbiamo montato i lettini nella loro camera e da quel giorno hanno dormito da soli.
-Ma avrete usato quegli aggeggi, come si chiamano, i walky talky dei neonati per sentirli se fanno qualcosa?- continua la signora contrariata.
-E che fanno?- rispondo io
-Non lo so, magari soffocano, magari vi chiamano…-
-Si, magari leggono ad alta voce.-
La verità è che mia moglie abbiamo puntato molto anche sulla nostra coppia. Già l’avvento di un bimbo o bimba mette a dura prova la stabilità di una coppia, figuriamoci due gemelli.
Io e Simona, non ce ne vogliate, non eravamo e non siamo tuttora assolutamente d’accordo sul far dormire i propri figli nello stesso letto ma né tanto meno nella stessa camera, mandando secondo noi la relazione dei genitori a farsi benedire.
-Ma per l’amore dei figli?-
Per l’amore dei nostri figli, gli abbiamo regalato una meravigliosa cameretta che nel tempo apprezzeranno ed ameranno sempre più.
E’ indubbia la comodità iniziale di far dormire il proprio figlio (perché li voglio proprio vedere quei genitori che si mettono due gemelli nel letto matrimoniale e dirmi che dormono tutti!!!!) nel lettone tutti insieme appassionatamente, agevolando tutte le menate per farlo addormentare, il fatto che sente la vostra presenza, il fatto che se si svegliasse durante la notte voi siete già li a coccolarlo in meno di 1 minuto, il fatto che non dobbiate alzarvi ogni volta, ehhh, quante comodità si potrebbero elencare.
Bè io e Simona abbiamo fatto tutto il contrario, soffrendo inizialmente il sonno e mettendo anche qualche volta in discussione il nostro metodo, perché siamo sempre genitori e non bestie. Ma è proprio in questi casi che bisogna avere fiducia in vecchi metodi, restando fermi in quello che si fa ed il perché lo si vuol fare.
Quanti pianti abbiamo digerito, andandoli a prendere in braccio, confortandoli perché non ci vedevano, parlandogli sottovoce cercando di tranquillizzarli.
Quando poi si addormentava uno dopo un pianto, si svegliava l’altro e ricominciavamo tutto da capo. E poi ancora.
C’erano serate che sembravano non finire mai.
PERCHÈ NON È SCONTATO che i bambini si addormentassero insieme, e non lo è neanche adesso dopo 2 anni e 10 mesi.
È per tutte le cose. Tu ne hai due, ma loro sono gemelli, mica cloni. Fanno pensano e rispondono in modo completamente diverso, rispettando esclusivamente i loro bioritmi. Soprattutto nel sonno e nella veglia.
E quindi doppio sforzo da parte nostra. Serate intere passate a fare la via crucis dal divano alla camera loro, dalla camera nostra alla camera loro, fino a che non si addormentavano. E non c’è voluto poco. E quando pensi che ci sei riuscito, ecco che uno dei due ricomincia ad avere problemi nell’addormentarsi.
Si può dire che abbiamo sofferto questo problema fino circa al primo anno di età. Mese più mese meno.
Ma come ci siamo organizzati io e mia moglie?
I primi tempi li portavamo a letto addormentati, magari dal seggiolone, cercando di non svegliarli, perché altrimenti non si sa per quale alchimia non si riaddormentavano più o comunque facevano fatica. Poi bastava che si svegliasse uno che iniziava a piangere mettendo a rischio il sonno dell’altro.
Quindi se eravamo fortunati li mettevamo a letto che dormivano, altrimenti NON ERAVAMO FORTUNATI.
Insomma come al solito la parola d’ordine è Pazienza.
Poi bisogna credere molto sulla scelta che si è preso. I momenti di sconforto, di forte dubbio sulle proprie decisioni, saranno molto frequenti e metteranno a dura prova la propria integrità ed il ruolo di genitore che si ricopre.
Ma se lavorate bene, se rimarrete affiatati fra di voi, non preoccupatevi, il duro lavoro darà piano piano i propri frutti. I bambini si abitueranno ai nuovi colori della camera, alle nuove luci, alla mobilia e prima ancora che ve ne accorgerete, loro si approprieranno della loro stanza sia psicologicamente che fisicamente.
Nessuno dice che non dovranno dormire o riposare o farsi fare le coccole nel lettone di mamma e babbo.
Negli anni ci saranno altri momenti facili ed altri difficili, dove dovremo convincerli nuovamente che quella è la loro camera ed è li che passeranno la notte. Faremo uso di altre tecniche, magari di storie raccontate, o di favole, o di dolci canzoni cantate e sussurrate per facilitare l’arrivo di Morfeo.
Anche se, ricordate, noi ne abbiamo due. Quando uno s’addormente, l’altro magari è ancora svegli.
D’altronde ormai lo sapete, con Uno? Che ce vò!
Sproniamo i nostri lettori scrittori di inviarci quante più esperienze per arricchire il nostro blog. E ricordatevi: sono ben accetti post sia di chi ha deciso di metterli in camera da soli che di quei genitori che invece hanno optato la soluzione in camera tutti insieme, nello stesso letto (e ci direte come fate!), o i letti separati. Chi dorme ognuno con un figlio. Insomma scrivete scrivete scrivete nella pagina dei post.